Comunione o divisione?

Lasciare gli eredi in una situazione di comunione sui vari beni dell’asse o assegnare singoli cespiti a ciascuno di essi mediante divisione testamentaria?

È questa una delle scelte preliminari da compiersi nel momento in cui ci si appresta a redigere l’atto che racchiude le proprie ultime volontà.

Si supponga che nel compendio ereditario si trovino più appartamenti. Occorrerà che il de cuius decida se provocare all’apertura della sua successione su ciascuno di essi un’automatica comunione tra gli eredi nelle quote desiderate, eventualmente, ovviamente, anche uguali, oppure se disporre una divisione attribuendo un appartamento a ciascuno dei coeredi.

Magari con la previsione di conguagli perequativi in denaro a carico di chi si sia visto assegnare beni di valore maggiore rispetto e, quindi, a favore degli altri.

Il trovarsi di fronte ad una disposizione testamentaria che istituisca eredi una pluralità di figli, come quella di cui al primo dei tre testamenti di Berlusconi, taluno per la quota di legittima e talaltro per la disponibile, fa innescare una comunione ereditaria tra i medesimi. Una situazione cioè di comproprietà su ciascuno dei beni che compongono l’asse ereditario. Su ciascuno. Non conta che si tratti di beni divisibili o meno.

Così, magari può essere intuitivo comprendere che nell’ipotesi di asse ereditario composto da un unico appartamento di più stanze gli eredi certo non diverranno proprietari di una stanza ciascuno, bensì comproprietari per la rispettiva quota di eredità dell’unico appartamento.

Lo è certamente di meno nel caso in cui a comporre l’eredità vi siano dei pacchetti azionari ove è frequente e al tempo stesso comprensibile commettere l’errore che dalla successione si origini un’automatica suddivisione dello stesso. Eppure, vale lo stesso discorso dell’unico appartamento a più stanze. Sull’intero pacchetto azionario si forma una comproprietà tra i coeredi.

Con l’aggravante che la comunione di un pacchetto azionario comporta la necessaria ed imprescindibile nomina di un rappresentante comune. Indispensabile, essendo altrimenti preclusa l’espressione del relativo voto assembleare.

Per questo, tendenzialmente si sconsiglia la comunione ereditaria.

Non solo per le insite difficoltà gestorie, ma per i sin troppo i facili litigi cui si presta.

D’altronde, i comunisti prima o poi ad una divisione debbono pure sempre addivenire.

Tanto vale allora che ci pensi per tempo il testatore, disponendo una divisione testamentaria dagli effetti reali, immediati ed incontestabili.

 

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